Nel Catechismo della Chiesa Cattolica la meditazione viene trattata con una buona ampiezza.
Riprendiamo a grandi linee l’insegnamento: scopriamo nel testo la conferma dei vari momenti della Lectio divina o lettura sapienziale della Parola:
- «La meditazione è soprattutto una ricerca orante» (2705 e 2723), che si svolge nel cuore, «il nostro centro nascosto» (2563). Infatti «è il cuore che prega» (2562) e che viene restituito alla sua vocazione originaria di sede della “memoria di Dio”.
- Gli apporti esterni (il libro della creazione e della storia, la pagina dell’oggi di Dio, le Scritture sacre, le opere di spiritualità, la liturgia, le icone … [2705]) sono finalizzati ad aprire il «libro della vita», per scoprire e discernere «i moti che agitano il cuore», così da «fare la verità in noi stessi» (2706).
- «La meditazione mette in azione il pensiero, l’immaginazione, l’emozione, il desiderio … Questa mobilitazione è necessaria per suscitare la conversione del cuore, e per condurre alla conoscenza d’amore del Signore Gesù, all’unione con lui» (2708). Si noti il carattere intellettivo-volitivo della meditazione.
- La meditazione esige regolarità «un cristiano deve meditare regolarmente» e metodicità «un metodo non è che una guida» (2707). In terzo luogo la
meditazione comporta «un’attenzione difficile da disciplinare» (2705).
- «Quest’attenzione [a Dio] è rinuncia all’io» (2715). E infatti «la difficoltà abituale della nostra preghiera è la distrazione … Una distrazione ci rivela ciò a
cui siamo attaccati …
- Qui si situa il combattimento: nella scelta del Padrone da seguire». Per venire a capo della distrazione «basta tornare al cuore» (2729).
- Distrarsi è come sottrarsi all’azione che Dio dispiega in chi attende all’orazione.
- La meditazione è finalizzata al raggiungimento dello stato di orazione: «non si può meditare sempre; sempre si può entrare in orazione … E’ il cuore il luogo della ricerca, della decisione e dell’incontro» (2710 e 2563).
- Quando la meditazione e l’orazione sfociano nella contemplazione, si raggiunge il “silenzioso amore” (Giovanni della Croce): «È in questo silenzio,
insopportabile all’uomo esteriore, che il Padre ci dice il suo Verbo incarnato, sofferente, morto e risorto, e che lo Spirito filiale ci fa partecipare alla
preghiera di Gesù» (2717). In altri termini, è nel “silenzioso amore” che avviene l’abbraccio del Padre che ci accoglie tra le sue Mani: il Verbo e lo Spirito.